Fare il fotografo oggi non significa solo scattare belle immagini, ma anche stare costantemente “connessi”.
Negli ultimi tempi ho iniziato a riflettere su quanto questa presenza continua online stia cambiando il modo in cui viviamo e comunichiamo il nostro lavoro. I social sembrano spesso diventare più importanti delle persone, più forti dell’intenzione che c’è dietro a uno scatto.
Mi sono fermato e ho iniziato a farmi delle domande:
Perché condivido? Per chi lo faccio?
Ho capito che non voglio più sentirmi obbligato a produrre contenuti solo per rimanere visibile.
Non voglio rincorrere algoritmi, né lasciarmi definire da like, visualizzazioni o statistiche.
Il mio lavoro nasce da qualcosa di più profondo: il desiderio di raccontare, emozionare, RICORDARE!
Voglio continuare a fotografare per chi sa riconoscere il valore di un’immagine autentica,
per chi non ha bisogno di vederne una nuova ogni giorno per sapere che dietro c’è passione, dedizione, verità.
Creo per le persone, non per un sistema.
Il mio obiettivo resta sempre lo stesso: essere vero, essere presente quando ho davvero qualcosa da dire.
Questo mi permette di dare spazio anche al silenzio, al tempo, alle relazioni.
E alla fine mi accorgo che così riesco a proteggere ciò che conta davvero: la mia ispirazione, il mio tempo, la mia libertà.
Prendersi una pausa, mettere giù il telefono, anche solo per qualche ora…
Non è disinteresse, è cura. È un modo per tornare a vedere con occhi nuovi,
e ricordare che dietro ogni foto non ci sono solo numeri:
ci sono persone, storie, emozioni vere.